Questo articolo è stato originariamente pubblicato nel 2016.
La porzione di Bo inizia con il Creatore che dice a Mosè: “Vieni dal Faraone”. Grammaticalmente, come sottolineano lo Zohar e i kabbalisti, la parola avrebbe dovuto essere “vai”, come in “Vai dal Faraone”. Ma bo significa “vieni”, come se ci fosse un luogo più alto in cui si trovava il Faraone che Mosè doveva raggiungere, oppure come indicazione di dove Mosè doveva andare per occuparsi di questa forza di negatività chiamata Faraone.
Allora, perché l’uso della parola “vieni” invece di “vai”?
Ci sono due parti della nostra vita che sono rappresentate dal Tetragramma, il Nome di Dio di quattro lettere: lo Yud Hei rappresenta i livelli superiori, mentre il Vav Hei rappresenta i livelli inferiori. Ad esempio, mentre da un lato lo Yud Hei rappresenta i momenti in cui siamo nel regno spirituale, superiore, quello di quando creiamo le nostre connessioni, studiamo e preghiamo, dall’altro, è molto più difficile mantenere una connessione con la Luce quando ci occupiamo delle cose materiali di questo mondo.
Il motivo per cui c'è ancora tanta oscurità nelle nostre vite, e a livello globale, è perché non c'è Luce che permea dal Vav Hei, la parte inferiore, durante i periodi in cui lavoriamo e siamo impegnati nel mondo fisico. E dato che la Luce non permea quella parte della vita, la Redenzione non ha avuto luogo. I kabbalisti ci insegnano questa importante comprensione: la Redenzione non si è compiuta non per via della scarsità di persone che studiano, pregano e svolgono il lavoro spirituale, ma per il fatto che non ci sono abbastanza persone che si dedicano alla parte inferiore di questo mondo e delle nostre vite, quella che viene chiamata Vav Hei. Non viene iniettata abbastanza Luce in questa consapevolezza e in questa connessione.
La parte che impedisce sia la nostra redenzione che quella globale non è il lavoro spirituale; è la parte fisica della nostra vita a non essere sufficientemente infusa di Luce del Creatore. Prima della Fine della Correzione, prima che il dolore e la sofferenza possano essere rimossi dal nostro mondo, deve avvenire l'unificazione dello Yud Hei e del Vav Hei, di ciò che è spirituale con ciò che è fisico. E questo non significa che dobbiamo dedicarci maggiormente al lavoro spirituale, alle preghiere e allo studio - anche se questo aspetto è sempre importante - ma che dobbiamo infondere nel Vav Hei, ossia il lavoro fisico che è parte della nostra vita, la Luce del Creatore. A seguito di questo avverrà l'unificazione dello Yud Hei e del Vav Hei.
I kabbalisti spiegano, quindi, che questo è il segreto del perché si trova scritto bo, “vieni”, all'inizio della porzione. Quando il Creatore parla a Mosè e dice: “Vieni dal Faraone”, si riferisce alla fisicità di questo mondo, alle persone che lavorano e che operano nel mondo fisico, perché il Vav Hei inferiore, la parte bassa della nostra vita, deve essere infuso con lo Yud Hei, il livello spirituale. Quando lo Yud Hei e il Vav Hei possono essere unificati, può realizzarsi la Redenzione.
È importante prendere coscienza di questo aspetto, poiché anche coloro che svolgono il proprio lavoro spirituale non lo collegano abbastanza al Vav Hei, al lavoro della fisicità di questo mondo. Quando una persona è più connessa alla Luce nei momenti in cui prega o studia rispetto a quelli in cui lavora, significa che sta separando lo Yud Hei, il Mondo Superiore, dal Vav Hei, il mondo fisico. Ma la Redenzione può avvenire e avverrà soltanto quando il Vav Hei, la fisicità di questo mondo, sarà anch'esso elevato.
Lo scopo dell'esistenza è quello di infondere nelle parti fisiche della nostra vita, nelle parti fisiche di questo mondo, una costante consapevolezza della Luce del Creatore. Pertanto, quando siamo coinvolti nel mondo fisico, dobbiamo prendere coscienza della nostra connessione con il Creatore e iniettare quella Luce e quella consapevolezza nelle nostre azioni fisiche. È una comprensione estremamente importante ed è l'unico modo per unificare lo Yud Hei con il Vav Hei, per realizzare la Redenzione.