Oggi è l’ottavo dei 12 Giorni dell’Ariete, allineato all’energia cosmica dello Scorpione. È un giorno per connettersi con la compassione per noi stessi e per gli altri e per trovare la nostra calma interiore (qui, respira profondamente!). Un modo per farlo è connetterci a quello che io chiamo “il tempo lento”.
La porta d’accesso al tempo lento si trova in quel momento presente, fermo e immutabile, che giace al di sotto di tutti i rumori, le preoccupazioni e le montagne russe emotive della nostra vita. Come la tela sotto il dipinto o il silenzio fra le note di una canzone, il tempo lento si trova negli spazi intermedi. Connettersi al tempo lento significa abbandonare il vortice costante dei nostri pensieri ed entrare nello spazio dei non-pensieri, quello che li tiene tutti insieme. Il passaggio al tempo lento è, in un certo modo, una porta d’accesso verso l’eternità, visto che il momento presente non inizia e non finisce mai: semplicemente È.
L’idea del tempo che si muove in modo lineare è una nostra costruzione. E, se vogliamo essere onesti, lo scaldabagno rotto o il traffico congestionato potrebbero volerci far accelerare, non rallentare, la nostra esperienza di vita. Eppure, come il Rav diceva spesso: “La consapevolezza è tutto”. Perciò possiamo scegliere in che modo vogliamo espandere o contrarre la nostra esperienza di vita. Il vecchio detto per cui “anche questo passerà” ci ricorda che qualunque cosa succeda, in qualunque momento, è solo un “puntino” nel panorama dell’eternità. Quel traffico frustrante, come tutto il resto, è temporaneo. Nello stesso modo, non c’è un pulsante di “pausa” che possiamo premere per fermare il tempo (contrariamente a quanto l’industria della cosmetica vorrebbe farci credere). Possiamo però prestare molta più attenzione. E quando decidiamo di farlo in modo consapevole, iniziamo a percepire le qualità più durature del momento che stiamo vivendo.
Non è facile da fare, visto il grande numero di distrazioni che si contendono la nostra attenzione. Secondo Daniel Levitin, neuroscienziato ed autore di The Organized Mind, la maggior parte di noi consuma una quantità di informazioni almeno cinque volte maggiore di quanto facevamo 25 anni fa. Levitin stima che ogni giorno una persona media elabora più di 100.000 parole attraverso un canale o l’altro. L’autore Seth Goldenberg fa notare che “la nostra relazione col tempo è regolata dall’inflessibile frequenza delle transazioni che scandiscono la nostra vita quotidiana e che dividono il nostro tempo in parti consumabili sempre più piccole”. Indica anche che il nostro linguaggio mostra quanto frammentaria sia divenuta questa relazione. Termini come “gestione del tempo” o “ottimizzazione del tempo” illustrano come qualcosa di astratto come vivere le nostre giornate sia diventata una merce. Secondo lui, non siamo noi a gestire il nostro tempo, ma è il nostro tempo che gestisce noi!
Ecco tre pratiche per aiutarti a riprenderti il tuo tempo e anche a rallentarlo un po’ (o molto):
Qual è la lezione? Cambiando la nostra relazione con il tempo, chissà quale magia potremmo fare?
Oggi, facciamo attenzione ai modi in cui percepiamo il tempo e a quelli in cui interagiamo con esso. Per esempio, quanto spesso hai detto a qualcuno di essere “occupato”? E quanto spesso qualcun altro ti ha detto la stessa cosa?
La verità è che siamo tutti occupati - ma possiamo scegliere consapevolmente come orientare il nostro impegno. Quando ci sentiamo trascinati dalle turbolenze che ci circondano (dopo tutto, lo Scorpione è un segno d’acqua), siamo in balia dei venti che soffiano sulla superficie della vita. Tuttavia, anche al di sotto delle più potenti onde giace un’immensa calma.
È lì che vive il tempo lento. Quindi, possiamo scegliere il caos o la serenità. Possiamo permettere a quelle onde che stanno in superficie di determinare la velocità e il corso dei nostri giorni, o possiamo prenderci il tempo per immergerci nel MOMENTO PRESENTE e in tutte le possibilità che ci offre. Forse non possiamo aggrapparci a un’esperienza per sempre, ma possiamo sempre connetterci ad essa in un modo così profondo da coglierne l’eternità.
E da lì, è come se avessimo tutto il tempo del mondo.