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Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è proprio davanti ai nostri occhi

Michael Berg
Giugno 16, 2021
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Nella porzione Chukat, Mosè raduna gli Israeliti, che si stanno lamentando perché non hanno niente da bere, presso una roccia. Il Creatore dice a Mosè di parlare alla roccia, che darà la sua acqua, invece Mosè la colpisce due volte. Allora il Creatore dice a Mosè e ad Aronne, ya'an lo he'emantem bi lehakdishemi, che vuol dire, "poiché non hai avuto fiducia in Me, tu non porterai questa gente nella Terra di Israele".

Ogni anno, quando arriviamo a questa porzione, cerco di trovare un modo nuovo e più profondo per guardare a questa storia, e sono emozionato all'idea di condividerne uno, che non solo è un insegnamento bellissimo e potente, ma è anche pratico.

Nel Midrash, c'è una storia che racconta di quando Abramo mandò via suo figlio Ismaele con sua madre. Questa donna si ritrova nel deserto, non vede alcuna sorgente d'acqua e pensa che morirà di sete. Poi, però, la storia racconta che il Creatore le apre gli occhi e lei vede una sorgente d'acqua. Il Midrash ci dice di ricordare questa frase, "Tutti devono sapere di essere ciechi fino a quando il Creatore non apre loro gli occhi"

L’insegnamento è che siamo costantemente ciechi, il che significa, in verità, che noi non comprendiamo o vediamo niente. Anche se la nostra mente cosciente e logica cerca di dirci che noi vediamo, comprendiamo e sappiamo, è tutta una menzogna. Non abbiamo idea di cosa stia succedendo fino a quando il Creatore non ci apre gli occhi. Dobbiamo vivere la nostra vita sapendo che il 99,9% delle volte vediamo bugie ed illusioni; tuttavia, ogni tanto, il Creatore ci apre gli occhi.

Tutto ciò di cui uno può mai aver bisogno è lì per lui. Ogni volta in cui una persona si preoccupa se riuscirà ad avere dei soldi, a dar da mangiare ai suoi figli, e così via, la soluzione, l'aiuto, sono già lì. Qualunque sia il problema che pensiamo dì avere, la soluzione è già lì davanti ai nostri occhi. Se abbiamo una mancanza nella vita, l'appagamento di questa mancanza esiste già contemporaneamente ed è davanti ai nostri occhi. Poiché, però, viviamo nell'illusione di questo mondo, non riusciamo a vederla.

Se iniziamo, tuttavia, a riconoscere che è già lì, proprio come successe con la madre di Ismaele, la sorgente d'acqua era già lì, ma lei non riuscì a vederla fino a quando il Creatore non le aprì gli occhi, noi dobbiamo capire che qualunque mancanza sentiamo, qualunque problema abbiamo, qualunque sia la situazione in cui ci troviamo, l'appagamento di quel bisogno è già lì, proprio adesso, ma noi siamo ciechi e non lo vediamo. Poi, quando meritiamo che la Luce del Creatore ci apra gli occhi, improvvisamente vediamo che è così facile; pensavamo di dover fare tutte queste cose difficili per trovare la soluzione, ma era già lì.

Allora cosa è successo nella porzione di Chukat? Il Creatore voleva che gli Israeliti stessero davanti alla roccia in mezzo al deserto e dicessero, "Siamo certi che qui c'è l'acqua", anche se erano nel deserto davanti ad una roccia asciutta. Anche se lì non c'era acqua, e la loro mente logica stava dicendo loro che sarebbero morti tutti, il Creatore aveva bisogno che si trovassero in questa situazione di consapevolezza elevata, in cui sapevano che se avevano sete e avevano bisogno di acqua, l'acqua era proprio lì.

Se gli Israeliti avessero preso coscienza di questo, e dimenticato di colpire la roccia, Mosè non avrebbe nemmeno dovuto parlare. L'acqua avrebbe incominciato a scorrere. Poiché, però, gli Israeliti pensarono, "Siamo nel deserto seduti davanti ad una roccia asciutta, moriremo tutti", l'acqua non venne fuori. Mosè non aveva solo il compito di portare loro l'acqua; il problema non era che gli Israeliti non avessero l'acqua, il problema era che avevano una consapevolezza di basso livello. Non sapevano che la soluzione a qualunque loro mancanza era già davanti ai loro occhi. Perció, il problema fu che Mosè non riuscì ad elevare gli Israeliti a questo livello di consapevolezza.

Perché si ritrovarono nel deserto senz'acqua? Tecnicamente, potremmo dire perché Miriam era morta e la sua sorgente era scomparsa. Tuttavia il punto più profondo è che erano pronti ad elevarsi. Erano pronti per acquisire un livello superiore di consapevolezza. Il Creatore diede loro un'opportunità, che essi non colsero, come spesso succede anche a noi.

Da questo, impariamo due incredibili insegnamenti. Per prima cosa, dobbiamo sapere di essere ciechi. Quasi tutto ciò che vediamo in questo preciso momento non è vero, e, se lo meritiamo, una volta ogni tanto, il Creatore ci apre gli occhi. Vediamo un pochino di verità qua e là, ma la maggior parte delle volte dobbiamo accettare che molto di quello che vediamo non è vero. La seconda cosa è il concetto che la risposta di cui abbiamo bisogno, in ogni preciso momento, per qualsiasi cosa, è già qui presente. La soluzione, l'aiuto, sono già qui. E se abbiamo questa consapevolezza, noi la vediamo, e ci viene rivelata.

Al contrario, se non abbiamo quella consapevolezza, non ci viene rivelata. Mosè doveva prendere gli Israeliti e dire: "Eleviamo la nostra consapevolezza adesso. Siete nel deserto, vedete una pietra arida, questo è ciò che la vostra mente logica vi sta dicendo. Ora, però, elevatevi da tutto ciò e sappiate che c'è dell'acqua in questa pietra, proprio qui. Perché? Perché se voi ne avete bisogno, deve essere lì".

Se gli Israeliti si fossero elevati a questo stato, l'acqua sarebbe sgorgata; non ci sarebbe stato alcun bisogno che Mosè parlasse alla roccia o la colpisse. La soluzione - l'acqua di cui avevano bisogno - era lì, poi sarebbero entrati nella Terra di Israele, Mosè sarebbe entrato nella Terra di Israele e si sarebbe realizzata la Fine della Correzione. Di conseguenza, nello Shabbat Chukat, c'è una sovrabbondante elevazione di consapevolezza che vogliamo comprendere. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è proprio qui e la forza di questa consapevolezza è il modo per manifestarlo.


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