Trascendere la Lotta o la Fuga

Questo articolo sulla porzione della settimana è stato pubblicato originariamente nel 2017.

"In caso di dubbio, non fare nulla. Lascia che la situazione intorno a te evolva."

Il mio defunto marito, Rav Berg, diceva spesso questa frase. Questo concetto è espresso più volte, in tutta la Bibbia, in particolare nella porzione di questa settimana Beshalach - forse tra le più note, per la divisione del Mar Rosso. Nel Kabbalah Centre, riteniamo che la connessione di questo prossimo Shabbat sia una delle più importanti connessioni dell'anno in quanto contiene I 72 Nomi di Dio, lo strumento con cui Mosè fu in grado di dividere le acque del Mar Rosso e così sfuggire all'esercito del Faraone.

Nel momento in cui gli Israeliti si trovarono di fronte al mare, con l'esercito del Faraone alle loro spalle, dovettero fare una scelta. Lo Zohar ci rivela che ci furono quattro reazioni da parte degli Israeliti. Il primo gruppo disse: "Se ci tuffiamo in mare comunque moriremo!" Il secondo gruppo disse: "Torniamo indietro e arrendiamoci!" Il terzo disse: "Dobbiamo lottare!" La quarta opzione fu suggerita dallo stesso Mosè, che disse, "Lasciamo che il Creatore compia per noi meraviglie.”

Le prime tre sono le reazioni più comuni che proviamo quando ci troviamo di fronte al nostro Mar Rosso, una sfida che ci sembra quasi insormontabile. Il nostro primo istinto è spesso quello di rinunciare, tornare indietro, o abbandonare tutto! Ciò che gli Israeliti stavano vivendo era qualcosa più comunemente noto, ai nostri giorni, come la sindrome “Lotta o fuga”. In realtà, questa reazione è propria della natura umana. Abbiamo un primitivo istinto di sopravvivenza, che ci dice che è necessario controllare le persone o il risultato delle situazioni. La sindrome “Lotta o fuga" può assumere molte differenti forme, manifestandosi come rabbia, violenza, vergogna, rinuncia, ritirarsi o lamentarsi, solo per citarne alcuni. Eppure, c'è una terza opzione, tra quelle ipotizzate dagli Israeliti, che va oltre la lotta o la fuga: la: Certezza.

"Dobbiamo avere fiducia nel fatto che ogni situazione di fronte alla quale ci troviamo viene dal Creatore, e quindi non può essere negativa."

Il nostro istinto di sopravvivenza è fondamentale. E ci è utile. Non siamo stati creati per essere passivi, ma nei momenti più difficili della vita c'è una grande differenza tra lo stare fermi e il non fare nulla. Stare fermi con certezza e in pace in mezzo al caos e alla confusione, lasciando che le circostanze evolvano così da poter finalmente avere un quadro più chiaro, è esattamente l'opposto del non fare nulla. Quando ci troviamo di fronte ad una circostanza impossibile, invece che cercare avere il controllo delle cose, a volte è per noi un'opportunità per lasciarle andare consapevolmente e mentalmente. È molto facile farsi prendere dall'ansia al primo segnale di difficoltà, e pensare: "È terribile! Devo trovare una via d'uscita! Devo trovare un modo per avere il controllo della situazione!”. Eppure, se abbiamo certezza che ogni situazione che ci si presenta davanti viene dal Creatore, non può essere negativa, quindi ci sarà pure una ragione. Ci deve essere una lezione da imparare. E forse la lezione consiste semplicemente nel fidarsi.

Questo è il potere che i 72 nomi di Dio possono darci in quelle ore buie: la consapevolezza della certezza, in modo da poter trascendere i nostri istinti primordiali. Attraverso la lettura della porzione di questa settimana e la meditazione su queste bellissime combinazioni di tre lettere, possiamo trovare la calma anche nelle nostre lotte, per attraversare con calma e tranquillità il nostro Mar Rosso, permettendo al Creatore di compiere le sue meraviglie per noi.

In ogni scenario difficile, ci viene chiesto di fare una scelta: scegliere il cammino spirituale della certezza rispetto al cammino terreno della ricerca del controllo.