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Karen Berg
Agosto 7, 2022
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Questo articolo sulla porzione della settimana è stato pubblicato originariamente nel 2020.

Un vecchio detto insegna: "Fai quello che puoi, con quello che hai, dove sei". Ora ovviamente questa è un'affermazione profonda quando viene applicata alla nostra vita personale o lavorativa, ma in realtà vale anche per la nostra missione spirituale qui, sulla Terra: La missione di perfezionare le nostre anime. La verità è che tutto ciò che abbiamo, ci è stato dato - qualunque siano le caratteristiche, limiti o doni - per avere la capacità di cambiare noi stessi interiormente.

La lettura biblica di questa settimana si chiama in Ebraico, Va'etchanan che in Inglese significa "supplicare". Troviamo Mosè che supplica Dio 515 volte affinchè gli sia consentito di entrare nella terra di Israele. Perché aveva bisogno di implorare così tanto solo per andare in un determinato posto? Con tutti i miracoli che aveva compiuto, perché Mosè aveva bisogno di elemosinare questa richiesta apparentemente minore? Dopotutto, se ricordiamo quando la sorella di Mosè, Miriam, si ammalò di lebbra, tutto ciò che Mosè dovette fare era dire al Creatore, "El na refa na la", che significa "Guariscila adesso", e fu guarita. Come poteva Mosè essere così arrogante da dire al Creatore, "Questo è ciò che esigo", eppure qui lo vediamo così disperato?

La risposta è che Mosè sapeva di aver raggiunto un livello spirituale così elevato che se fosse entrato in Israele sarebbe stato in grado di raggiungere la perfetta unione del mondo fisico con il mondo spirituale, una unificazione che avrebbe portato alla pace globale e alla fine del dolore, della sofferenza e della morte.

Ma il Creatore disse a Mosè che nessuno può camminare nei panni di un'altra persona. In altre parole, nessuna persona può intraprendere il processo di un'altra persona. Il Creatore lo spiegò a Mosè in questo modo: "Mosè, non puoi entrare perché una volta che lo fai, la tua azione creerà una completa unità in tutto il mondo. Le persone, tuttavia, non hanno ancora finito di correggere i propri aspetti negativi. Ogni persona deve fare il proprio processo. Ogni persona ha bisogno di completare la propria missione spirituale. E poiché ogni persona è un frammento della stessa Montagna Divina, ci vorrà del tempo perché ogni persona faccia la sua parte per ricomporre questa enorme montagna."

Per noi, questa è una lezione profonda. Quante volte rifiutiamo il nostro processo? Quante volte ci diciamo "Cosa posso fare? Queste sono le mie situazioni!" o "Cosa posso fare? Sono nato così? Non ho scelta!"

"Il punto è che se questo è il nostro atteggiamento, abbiamo un altro dio davanti a noi e questo dio è chiamato "vittimologia".

Il primo dei comandamenti afferma: "Io sono il Signore, il tuo Dio, che ti ha portato fuori dalla terra d'Egitto, la casa della schiavitù. Non avrai altro dio oltre Me". In pratica, cosa significa?

In sostanza significa: "Ti ho dato la possibilità di non essere una vittima. Ti ho portato fuori dalla tua schiavitù. Oggi ti concedo gli strumenti spirituali per riparare e creare, con tutto ciò che ti è stato dato per lavorare; sia molto o poco". Qualunque cosa abbiamo come strumenti, il Creatore ci ha dato la possibilità di cambiare perché non siamo più in condizione di schiavitù.

Questa settimana, ricordiamoci che non siamo vittime. Indipendentemente dalle nostre situazioni, siamo sempre in grado di condividere ed essere parte del processo per portare Luce in questo mondo.


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