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Una Costante Connessione con la Luce

Michael Berg
Gennaio 18, 2023
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Alla fine della porzione di Shemot, c’è un momento molto particolare in cui sembra che Mosè lamenti, chiedendo: “Perché hai inflitto agli Israeliti delle cose negative?”. E poi la porzione successive, Va’era, inizia con il Creatore che dice a Mosè che le cose si risolveranno. Il Creatore invia Mosè agli Israeliti per risvegliarli alla comprensione che la Redenzione, la fine delle loro sofferenze, sta per arrivare. Tuttavia, si legge che gli Israeliti non ascoltarono Mosè. Quindi, la domanda è: cosa intendeva fare Mosè? Cosa stava cercando di risvegliare negli Israeliti?

Per comprenderlo, c’è una storia famosa che la maggior parte di noi ha già sentito, sull’assassinio di Rav Akiva, il grande kabbalista e maestro. Nel Talmud si legge che, mentre I Romani gli stavano letteralmente strappando la pelle con pettini di metallo e si avviava verso una morte terribile, Rav Akiva recitò lo Shema, la preghiera che collega il singolo individuo alla Luce del Creatore. I suoi studenti che erano con lui, assistendo a questa terribile scena, gli chiesero: “come può capitarti questo?”. Rav Akiva rispose: “Per tutta la vita mi sono preoccupato del versetto che dice che l’individuo che ha raggiunto il più alto livello di connessione spirituale con la Luce del Creatore è disposto a rinunciare completamente a sé stesso, anche al proprio corpo. E chiedevo di avere quel momento in cui posso rinunciare a me stesso per la mia connessione con la Luce del Creatore. Ora che ho questa opportunità e che il mio corpo mi viene portato via, come posso non sfruttare questa possibilità per connettermi anche in questo momento alla Luce del Creatore?”

"La Luce del Creatore è qui con noi e noi siamo connessi con la Luce del Creatore."

In precedenza, abbiamo appreso l’importantissimo insegnamento che nulla di negativo può accadere ad un individuo che è costantemente connesso con la sua consapevolezza alla Luce del Creatore. Per esempio, quando arrivò per il Re Davide il momento di lasciare questo mondo, l’Angelo della Morte voleva andare a prenderlo, ma non ci riuscì, perché con la sua consapevolezza il Re Davide era costantemente connesso alla Luce del Creatore. Perciò si dice che l’Angelo della Morte dovette creare una situazione in cui il Re Davide sarebbe inciampato e caduto, facendo sì che la consapevolezza del Re Davide, in quel momento, si separasse dalla Luce del Creatore, e quindi l’Angelo della Morte avrebbe potuto procedere liberamente.

Raggiungere uno stato in cui siamo costantemente connessi alla Luce del Creatore è davvero lo scopo ultimo di tutto il nostro lavoro spirituale. Ciò che connette la nostra consapevolezza alla Luce del Creatore è qualcosa di molto semplice: è la consapevolezza, il pensiero, che la Luce del Creatore è qui con noi e che noi siamo connessi alla Luce del Creatore. Possiamo bere, mangiare, lavorare, studiare o pregare, ma la nostra consapevolezza è semplice: la Luce del Creatore è qui e io sono connesso alla Luce del Creatore. Nessuna negatività può toccare un individuo che riesce a raggiungere pienamente questa consapevolezza. Questo significa anche che quanto più la consapevolezza di una persona giunge ad un tale livello, tanto meno l’oscurità e la negatività potranno entrare nella sua vita.

Questo ci riporta a Rav Akiva, che aveva raggiunto quel livello di connessione consapevole e completa con la Luce del Creatore, e quindi non poteva succedergli nulla di negativo. Nulla di negativo può accadere all’individuo che si trova nello stato in cui si trovava Rav Akiva, lo stato verso cui tutti noi dobbiamo tendere, lo stato in cui l’individuo è in una costante e consapevole connessione calla Luce del Creatore.

Ora capiamo cosa chiesero gli studenti a Rav Akiva. Poiché gli studenti conoscevano questo suo aspetto – il fatto che era a livello di costante e consapevole connessione con la Luce del Creatore e che nessun male può accadere a chi si trova a quel livello – gli chiesero come fosse possibile che qualcuno gli facesse del male e come potesse subire la morte come tutti gli altri.

Rav Akiva rispose loro: “Ciò che vi ho insegnato e che sapete, è vero: non può mai accadere alcun male ad un individuo la cui consapevolezza è costantemente connessa alla Luce del Creatore. Ma questo vale solo se quest’individuo non vuole che qualcosa gli accada. Se una persona non desidera che gli accada qualcosa, sarà protetta. La protezione che arriva alla persona la cui consapevolezza è costantemente connessa alla Luce del Creatore serve solo a proteggerlo da ciò che non vuole che gli accada. Quello che non capite,” continuò, ”è che io voglio questa opportunità di vivere la morte fisica e, persino in questo momento, mantenere la mia consapevolezza, la mia connessione e la rinuncia a me stesso per la Luce del Creatore. Quindi non si tratta di una situazione in cui mi è successo qualcosa di negativo. Sì, certo, sono al livello in cui non mi può accadere nulla di negativo, ma questa protezione è solo dalle cose che non voglio. In questo caso, io desidero la situazione ed è per questo che sta accadendo. Il Creatore sta realizzando il mio desiderio. Per tutta la mia vita, ho aspettato l’opportunità di trovarmi in uno stato di enorme dolore e di desiderare comunque di rinunciare al mio corpo per mantenere la mia connessione con la Luce del Creatore.”

Qual è dunque la comprensione più importante che ne deriva? Un individuo la cui consapevolezza è costantemente connessa alla Luce del Creatore non ha mai paura di nulla e nessuna negatività gli si può avvicinare. Lo scopo ultimo del nostro lavoro spirituale è di raggiungere uno stato in cui siamo costantemente connessi con la Luce del Creatore tanto da ricevere la protezione totale che ne deriva.

"Possiamo porre dine a questo dolore e a questa sofferenza proprio adesso. "

Ora, con questa comprensione, possiamo riprendere l’inizio della porzione di Va’era per conoscere ciò che Mosè sta cercando di fare quando si reca dagli Israeliti; sta cercando di insegnare loro questa lezione. Dopo aver trascorso centinaia di anni nel dolore, nella sofferenza e nella morte, Mosè dice loro che c’è una via d’uscita. Trasformando la loro consapevolezza in una connessione costante con la Luce del Creatore, non potranno più essere colpiti dal Faraone. Possono porre fine al dolore e alla sofferenza in quel preciso momento.

E anche noi in questo preciso momento possiamo decidere, come disse Mosè agli Israeliti, di cambiare la nostra consapevolezza e di impegnarci per mantenere una costante connessione con la Luce del Creatore; così facendo, ogni dolore, sofferenza e morte avrà fine. Perché, come abbiamo imparato, nessun male può colpire un individuo la cui consapevolezza è costantemente connessa alla Luce del Creatore. È questo il messaggio che Mosè porta nella porzione Va’era: possiamo porre fine a questo dolore e a questa sofferenza proprio adesso.


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