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La Motivazione Delle Spie

Michael Berg
Giugno 2, 2021
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All'inizio della porzione di Shlach Lecha, Mosè invia “per bocca del Creatore", le dodici spie nella Terra di Israele. Il Rashi, il grande Kabbalista e commentatore, dice che queste spie, soprattutto le dieci che caddero, erano persone di grande levatura. Nel momento in cui furono scelte per andare erano persone molto elevate e spiritualmente importanti. Si trovavano in uno stato spirituale perfetto.

Dopodiché si dice che le spie andarono e tornarono da Mosè e da Aronne. Il Rashi si chiede come mai venga detto contemporaneamente che andarono e tornarono. Egli dice che la risposta serve a chiarirci che la loro consapevolezza quando andarono era la stessa di quando tornarono. Come sappiamo la loro consapevolezza quando tornarono era negativa; pertanto il Rashi vuole dirci che anche quando andarono la loro consapevolezza era negativa.

Il che però ci confonde perché il Rashi dice che erano in uno stato spirituale perfetto quando furono inviati. Dice anche che mentre stavano andando la loro consapevolezza era già negativa. Allora com'è questa cosa? Una persona non può avere una consapevolezza positiva e negativa nello stesso momento. Perché sembra che il Rashi stia dicendo che nello stesso momento in cui stavano andando nella Terra di Israele avevano una consapevolezza sia positiva che negativa? Un grande Kabbalista, il Maharal di Praga, spiega questa contraddizione con un insegnamento molto importante.

Il Maharal ci dice che quando le spie furono inviate avevano una perfetta connessione spirituale e si trovavano in un perfetto stato spirituale. Una volta andate, però, non erano più solo messaggeri di Mosè e del Creatore, ma erano anche messaggeri del popolo. Sia che lo avessero scelto o no, una volta che divennero messaggeri del popolo ne furono influenzati. Sia che lo sapessero oppure no, la loro consapevolezza iniziò a regredire nel momento in cui incominciarono a considerarsi anche messaggeri del popolo.

Le spie hanno un dilemma nella loro mente. Qual era la loro motivazione? Perché stavano facendo questa cosa. Perché stavano andando nella Terra di Israele? Ci stavano andando perché li aveva mandati il Creatore? Ci stavano andando perché li aveva mandati Mosè? O ci stavano andando perché erano stati inviati dagli Israeliti? Qualcuno potrebbe chiedersi che differenza avrebbe fatto sapere chi li avesse mandati se per loro era la cosa giusta da fare, ma il Maharal ci dice che la motivazione delle spie è fondamentale.

Sebbene le spie sapessero di essere state inviate da Mosè e dal Creatore, nella loro consapevolezza sapevano di essere stati inviati anche dagli Israeliti; perciò il loro desiderio non era di fare soltanto ciò che Mosè ed il Creatore volevano che facessero nel corso della loro missione, ma vi era compreso anche il desiderio di tutti i loro amici, dei vicini e delle famiglie che volevano che andassero e ritornassero indietro per raccontare loro cosa succedeva laggiù. Le spie aggiunsero alla loro motivazione ciò che ognuno voleva e perciò, in quel preciso istante, iniziarono a regredire spiritualmente.

Da ciò impariamo che, ci piaccia o no, facciamo nostro lo stato spirituale di qualunque persona ci dia una motivazione. E non è detto che succeda necessariamente sempre in un istante; in questo caso servirono 40 giorni perché avvenisse la regressione. Ma quando le spie accettarono come parte della loro motivazione il fatto che anche il resto degli Israeliti voleva scoprire cosa succedeva in quella Terra, essi diventarono come gli Israeliti. A quel punto le spie non riuscirono più a controllare ciò che erano diventati. Perché diventiamo come coloro che ci motivano.

Nel momento in cui le spie ricevettero l’incarico, quando Mosè andò a dirgli che avevano un compito importante da compiere, erano uomini perfetti perché coloro che li mandavano - Mosè ed il Creatore- erano perfetti. Ma poi gli amici delle spie incominciarono a dire loro che erano felici che andassero perché anche loro volevano sapere. Allora la motivazione delle spie divenne anche quella di compiacere ed esaudire il desiderio degli altri. Così fecero propria la consapevolezza degli altri

Fu a questo punto, ci dice il Maharal, che le spie divennero negative. Perché, e questo vale per tutti, se siamo motivati da una persona negativa ed imperfetta allora siamo già imperfetti, anche se un momento prima non lo eravamo. Questo è pazzesco perché noi non possiamo neanche avere la minima idea dello stato di perfezione spirituale in cui si trovavano le spie. Questi uomini erano completamente perfetti, completamente giusti, e quando Mosè disse loro che il Creatore voleva che adempissero a questo compito, rimasero perfetti e furono entusiasti di farlo.

Ma poi ascoltarono anche tutti gli altri Israeliti che volevano che andassero e così le spie dicevano che lo avrebbero fatto anche per loro. Poiché avevano anche la motivazione di soddisfare il desiderio degli Israeliti, questo li fece diventare negativi. La loro consapevolezza, la loro connessione iniziò a regredire in quel momento. Questa è la ragione per cui possiamo dire che la consapevolezza delle spie, anche durante l'andata, era già negativa. Mosè gli diede l'incarico, essi erano perfetti. Il Creatore gli diede l'incarico, essi erano perfetti. Ma anche gli Israeliti volevano che essi andassero, e le spie accettarono anche la loro motivazione, diventando così imperfetti e iniziando il loro processo di regressione.

Noi parliamo sempre di consapevolezza ma credo che nessuno di noi ne apprezzi del tutto il suo vero potere. Quando facciamo qualcosa sappiamo che la consapevolezza è qualcosa di importante che si aggiunge all'azione. Ma qui vediamo qualcosa di completamente diverso. La persona che compie un'azione può essere perfetta. Però se c'è anche una cosa minima che si aggiunge in ciò che motiva questa persona a compiere un’azione perfetta, non solo la distrugge, ma la rende completamente negativa e porta solo morte e distruzione.

Qualunque sia stato in precedenza il nostro pensiero sulla consapevolezza, e spero che sia questo da adesso in poi, noi potremo iniziare a cambiare. Spero che, con questo insegnamento, ora noi potremo arrivare ad avere una comprensione più profonda. Le azioni sono solamente strumenti per la consapevolezza; non si tratta mai dell'azione in sé. Spesso, poiché viviamo nel mondo fisico, abbiamo bisogno delle azioni e di strumenti perché ci aiutino a elevare la nostra consapevolezza. Ma non è solo una questione di consapevolezza, come vediamo qui. Questi uomini perfetti, scelti dal Creatore e da Mosè, stavano compiendo un compito perfetto. Ma poiché ci fu questa piccola aggiunta nella loro motivazione in merito a quello che volevano anche gli Israeliti, quest'aggiunta li distrusse, distrusse la loro azione e portò morte e distruzione. Questo, concetto è straordinario.


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